
Il 16 maggio 1973
Una delle tante date
Che non mi dicono più nulla.
Dove sono andata quel giorno,
che cosa ho fatto – non lo so.
Se lì vicino fosse stato commesso un delitto
– non avrei un alibi.
Il sole sfolgorò e si spense
Senza che ci facessi caso.
La terra ruotò
E non ne presi nota.
Mi sarebbe più lieve pensare
Di essere morta per poco,
piuttosto che ammettere di non ricordare nulla
benché sia vissuta senza interruzioni.
Non ero un fantasma, dopotutto,
respiravo, mangiavo,
si sentiva
il rumore dei miei passi,
e le impronte delle mie dita
dovevano restare sulle maniglie.
Lo specchio rifletteva la mia immagine.
Indossavo qualcosa d’un qualche colore.
Certamente più d’uno mi vide,
Forse quel giorno
Trovai una cosa andata perduta.
Forse ne persi una trovata poi.
Ero colma di emozioni e impressioni.
Adesso tutto questo è come
Tanti puntini tra parentesi.
Dove mi ero rintanata,
dove mi ero cacciata –
niente male come scherzetto
perdermi di vista così.
Scuoto la mia memoria –
Forse tra i suoi rami qualcosa
Addormentato da anni
Si leverà con un frullo.
Di una bellezza struggente
Si! Il nobel piú azzeccato degli ultimi 50 anni.
Non manchi mai di ricordarmi come mai mi sia iscritta a questo blog: io AMO la Szymborska!
E’ in assoluto la mia poetessa preferita – se scrivesse narrativa se la giocherebbe al pari con la Fallaci.
Ottimo lavoro, continua così.
Grazie
E’ una riflessione molto più profonda di quanto si possa pensare e che ci dice la capacità del nostro cervello, un vero PC, di fare costantemente pulizia tra i miliardi di dati che vi immagazziniamo eliminando quelli ritenuti non importanti o non utilizzati per molto tempo.
Ciò in condizioni normali. Purtroppo, esistono anche delle patologie che possono, a volte, sconvolgere questo puntuale funzionamento.
In questo caso, per fortuna, è profonda poesia!
Profonda toccante struggente geniale. La piú grande, a mio parere.