Categoria: pittura
Dipingere il silenzio Vilhelm Hammershøi

Il pittore delle stanze vuote, del fluire silenzioso della vita, dello scorrere malinconico e inesorabile del tempo, dal mistero di una porta aperta, di una finestra, di un angolo di luce fredda, di una figura ritratta rigorosamente di spalle.
Immagini forti di solitudine, di angoscia esistenziale, di illusoria ricerca di ordine e armonia nel lavoro del danese Vilhelm Hammershøi, pittore riservato e reticente all’eccesso. Introspettivo, malinconico, misterioso e come ne ebbe a dire Rilke «Lungo e lento, ma in qualsiasi momento lo si colga esso mostrerà sempre ciò che è importante e essenziale nell’arte».
«Scelgo un tema per le sue linee – scriveva – per ciò che io chiamo il contenuto architettonico di un’immagine».La luce non aveva bisogno di molto colore «perché – sosteneva – il miglior effetto in un dipinto si ottiene con il minor colore possibile». Di qui le sue tinte scarne, le delicate variazioni di bianchi e di grigi, di uno spazio ermeticamente chiuso e di un vuoto inquietante.
Oskar Kokoschka e la sposa del vento
1914, vigilia della Prima guerra mondiale. Pennellate nervose e materiche sanciscono la fine del travolgente e tempestoso rapporto d’amore che aveva legato Kokoschka ad Alma Mahler, vedova del celebre compositore boemo Gustav Mahler.
La sposa del vento Oskar Kokoschka 1914, Basel, Kunstmuseum
I due amanti si ritrovano dentro una fragile imbarcazione e attorno a loro un turbinio di pennellate minacciose e violente. L’uomo appare impassibile, distaccato e freddo; la sua espressione è serena e riflessiva ma la posizione delle nodose mani, intrecciate e contratte tradisce tutta la sua primordiale paura.
L’idillio,iniziato nel 1912 e durato quasi due anni, sarà presto turbato dal tormento interiore di Oskar, ossessionato dal corpo di Alma e dalla sua prorompente bellezza. Gelosia pura e paranoie frequenti, tuttavia, cominciano a caratterizzare la loro relazione. Esplosioni d’ira, contrasti e ricatti minano il rapporto della coppia fino alla rottura. Alma va via, Oskar sceglie di andare in guerra.
Donna colta e raffinata, carattere forte e volitivo, grande ego ed una speciale predilezione per gli artisti e gli intellettuali. Da giovane ha una fugace relazione con Gustav Klimt da cui apprende le ‘prime’ nozioni sui piaceri del sesso; nel 1902 conosce e sposa il compositore Gustav Mahler,totalmente ammaliato dalla sua personalità e da cui ha due figlie, Anna e Maria Anna,morta a soli 5 anni. Rimasta vedova nel 1911 sposa un altro genio di inizio secolo, l’architetto Walter Gropius, da cui ha una figlia, Manon, morta anch’ella a 17 anni. Nel 1929 divorzia e si unisce in matrimonio con lo scrittore Franz Werfel. Nel 1938 le leggi razziali la obbligano a trasferirsi negli Stati Uniti dove muore nel 1965
Le strane abitudini e le bizzarre manie dei geni.











Dimenticavo…Picasso dipingeva solo di notte e fumava tre pacchetti di sigarette al giorno. Morì a 92 anni.
Annick Bouvattier e l’intimo compiacimento delle donne.
Gesti apparentemente insignificanti, momenti banali, sguardi fugaci, parole non dette, fianchi sinuosi, storie senza parole. Pittura di silenzi e di sopita passione, di caducità e di universale ammirazione. Annick Bouvattier dipinge la donna nel suo intimo compiacimento, nel suo spudorato candore. E’ bella, giovane, senza falsa modestia e seducente. Molto seducente.
Tributo alla femminilità by Isaac Maimon.
R. Hagan – Il pittore della “quiete”
L’approccio di Hagan alla pittura è quello di tradurre scene di vita quotidiana in visioni romantiche, nostalgiche, dolcemente serafiche del mondo. Donne in riflessione, animali, bambini, barche a vela, uccelli della foresta pluviale, scene polverose dell’outback australiano. Nutrimento per l’anima.
L’arte onirica e surreale di Jim Warren
Pittore surrealista contemporaneo la cui produzione è caratterizzata da impetuose, oniriche, magiche, visioni. Evoca, in modo intimo ma potente, il mondo dell’inconscio, della vita interiore, del sogno con un tratto elegante e raffinato. Il suo lavoro spazia dal suo surrealismo ‘puro’, ai dipinti di critica sociale e ambientale, a quelli che semplicemente celebrano la bellezza della natura.
Una leggenda vivente nel mondo dell’arte.
L’ancestrale bisogno dell’alieno.
Sembra che l’essere umano abbia un innato bisogno di credere in qualcosa che vada oltre il puro e semplice materialismo, che si tratti di magia, di religione o di ufo, vi è una naturale spinta per l’Übermensch, per l’aldilà.
Questo dipinto rinascimentale realizzato da Jacopo del Sellaio nel 1450, è forse quello che più ha dato da discutere agli ufologi. Attualmente è esposto nella Sala di Ercole presso i Musei di Palazzo Vecchio, a Firenze. L’attribuzione di questo dipinto è incerta: nella scheda del catalogo si legge che il dipinto è piuttosto attribuibile a Sebastiano Mainardi (1466-1513), pittore della scuola del Ghirlandaio attivo a Firenze verso la fine del ‘400.La presenza nella parte superiore destra del dipinto di un’oggetto aereo di forma ovoidale dal color grigio plumbeo per alcuni è la chiara rappresentazione di un oggetto extraterrestre e per altri lo strano oggetto ovale potrebbe essere identificato, semplicemente, come la rappresentazione del cosiddetto Annuncio ai pastori.
Fate voi.