Italiani? Povera gente.

Vediamo se ho capito bene:

#Grillo: «… su una cosa non ho dubbi: o vinciamo, o stavolta davvero me ne vado a casa. E non scherzo».

#Renzi: «O riformiamo il Senato o me ne vado».

#Berlusconi è già a casa ma non se ne va.

Agli  italiani non resta che votarsi  a qualche santo. A quello che ha mentito di meno possibilmente.

Agota Kristof – L’invito

foto: Els Baltjes
foto: Els Baltjes

Agota Kristof

 L’invito

Venerdì sera il marito rientra dall’ufficio di umore allegro.

– Cara, domani è il tuo compleanno. Facciamo una festa, invitiamo degli amici. Il mio regalino arriverà a fine mese, in questo momento sono un pò a corto. Che cosa ti piacerebbe? Un bell’orologio da polso?

– Non ho bisogno di un orologio, caro. Mi va benissimo quello che ho.

– Che ne diresti di un vestito? Un completino stile “haute couture”?

– “Stile” haute couture! Mi servono dei pantaloni e un paio di sandali, nient’altro.

– Come vuoi tu. Ti darò i soldi e sceglierai quello che ti piace. Ma non prima di fine mese. La festa invece possiamo farla domani, con un sacco di amici.

– Sai, – dice la moglie, – queste feste con un sacco di amici per me sono piuttosto faticose. preferirei andare a cena in un buon ristorante.

– I ristoranti sono un salasso, e non è detto che siano buoni. Preferirei offrirti una buona cena casalinga. Mi occuperò di tutto, spesa, menu, inviti. Tu andrai dal parrucchiere, ti farai bella, e quando sarà ora troverai tutto pronto. Dovrai solo sederti a tavola. Servirò io, sarà un piacere, per una volta.

E il marito si mette a organizzare la festa. Cosa che adora. Il sabato pomeriggio non lavora. Fa la spesa. Rientra verso le cinque, carico, raggiante.

– Sarà formidabile, – dice alla moglie. – Forse conviene che apparecchi, così guadagnamo tempo.

Pettinata di fresco, un vestitino nero di vent’anni prima indosso, la signora prepara la tavola, decorandola con molta grazia.

Spunta il marito:

– Avresti dovuto mettere i calici da champagne. Li cambio io. Intanto vai ad accendere il fuoco nel camino, farò le costolette alla griglia, una favola! E se poi puoi venire a sbucciare la patate e a preparare la salsa perl’insalata. Oddio, l’insalata è piena di bestioline, lumache microscopiche, che schifo! Ti spiacerebbe lavarla? Tu ci sei abituata.

E più tardi, seduto davanti al camino:

– di brace ce ne sarà abbastanza. Mi porteresti un bicchiere di gin con del … A proposito, abbiamo i limoni per il gin? No, non li ho comprati, credevo ce ne fossero. Avresti anche potuto pensare agli aperitivi non posso mica fare ttuo io. Credo che Chez Marco sia ancora aperto. Prendi anche delle mandorle e delle nocciole. E delle olive!

Un quarto d’ora dopo.

– Ero sicuro che fosse aperto. Non hai ancora messo a cuocere le patate? Io devo tenere d’occhio la carne. Ah! dimenticavo … Come entrèe ho comprato dei gamberetti. Prepara al volo una salsa panna e ketchup. Non c’è il ketchup? Ma non c’è mai niente in questa casa! Fai un salto a chiederlo a Tizio.

La signora va a rimediare il ketchup da Tizio al piano di sopra. Tizio le presta volentieri la bottiglia, ma in cambio ci tiene assolutamente a raccontarle le miserie della sua giornata, e della sua vita in generale.

Di sotto suona il campanello, arrivano gli invitati, la signora deve scendere.

Gli amici sono seduti intorno al camino.

Il marito grida:

– Allora, Madeleine, questi aperitivi?

Le costolette sono finalmente cotte. Un pò troppo. Ma l’atmosfera è piacevole. Si bene molto. Si ride. Si torna un pò troppo spesso sull’età di Madeleine, ma in fondo è il suo compleanno. Gli amici lodano i meriti dell’uomo che ha fatto tutto, organizzato ogni cosa.

– Un marito d’oro.

– Avete una gran fortuna. Dopo quindici anni di matrimonio.

– Non è da tutti, vecchio mio!

Verso le tre del mattino, all’improvviso cala il silenzio.

Gli amici sono andati via, il marito russa sul divano del salotto, stremato, poveretto.

Madeleine svuota i psacenere, raccatta le bottiglie vuote, i bicchieri sporchi, i cocci di vetro, sparecchia la tavola.

Prima di mettersi a lavare i piatti, va in bagno e si guarda a lungo nello specchio.

Foglio di via

Dunque nulla di nuovo da questa altezza

Dove ancora un poco senza guardare si parla

E nei capelli il vento cala la sera.

 

Dunque nessun cammino per discendere

Se non questo del nord dove il sole non tocca

E sono d’acqua i rami degli alberi.

 

Dunque fra poco senza parole la bocca.

E questa sera saremo in fondo alla valle

Dove le feste han spento tutte le lampade.

 

Dove una folla tace e gli amici non riconoscono.

 

Franco Fortini

Da Una volta per sempre, poesie 1938-1973